sabato 22 luglio 2017

A CASA DI LUCIO FONTANA, ANNIVERSARIO

Commento musicale Bruno Maderna, Serenata per un satellite


L’arte di Lucio Fontana è introspezione di confini. Per questo, per essere ospiti nella sua casa, cercare la sua impronta, dobbiamo atterrare su Comabbio ricomponendo il paesaggio come in foto da un satellite.


La navicella è il suo lampadario rosso Kartell appena oltre la porta, il giardino. Prima di navigare nella luce di un altro.


Il movimento spaziale è per la televisione, eppure l’onda visiva si propaga su uva e mele intagliate nel legno per volere dell’artista. Il segno è anche nel quotidiano, nell’arredamento curato nei minimi dettagli e custodito con amore dai suoi nipoti.


Ora possiamo comodamente atterrare su queste poltrone materne Tulip.


Poi forse è il primo buco nero cosmico avvertito o la radiazione di fondo scoperta nel '64 che ci porta ai concetti spaziali dello studio, dove i segmenti di retta colorati sono rimasti in attesa di essere inghiottiti dai vortici nel cartone grigio. Il cavalletto è una stazione orbitante che sfida il vento solare.


L’uomo resta in contatto con gli altri grazie al telefono, ai libri. L’artista con le sue terre, col cielo profondo, viaggiando oltre il limite su sedie impagliate.


Torneremo precipitando in piccole bottiglie di Spirito. Proveremo ancora col cutter, col fissativo, col Cementit.




Per restare incantati sulla soglia dove si sogna o decide ogni viaggio.


Nella casa di Lucio Fontana.



Foto (riproduzione riservata) e testo di Luca Traini


Esattamente un anno fa, grazie all'appassionata cortesia dei nipoti, veniva aperta al pubblico per un giorno la casa-studio del grande artista nell'ambito della mostra curata da Debora Ferrari e dal sottoscritto "Nel segno di Fontana".


Copertina del catalogo edito da TraRari Tipi


mercoledì 19 luglio 2017

BORDIGHERA, IL GIARDINO SOSPESO

Commento musicale Jeahn Alain, Le jardin suspendu


Questa è la fine che, a breve, fanno i cancelli dell'uomo,
I muretti costruiti con cura.


Non è Angkor,
Non c'è Siddhārtha all'ombra di queste radici possenti.
Al di là delle crepe si cerca di ricostruire la Storia,
Oltre la lapide c'è il Museo di Clarence Bicknell.


C'era bisogno della passione di un genio per lo studio della lingua del futuro, l'esperanto, di un botanico innamorato del presente in apparenza eterno delle piante perché i giganti graffiti della Valle delle Meraviglie tornassero ad avere voce dal loro passato remoto, in riva al mare.


Il risultato della fatica monumentale di un uomo dai 55 ai 76 anni, dal 1897 al 1918 (la morte) sono 12718 calchi cartacei dal Neolitico all'Età del Rame, a quella del Bronzo. Lo stesso elemento della lapide che lo ritrae pensoso nel suo giardino con quanto ha svelato, addossato a una crepa.

Testo e foto di Luca Traini
Il dipinto che fa da sfondo al libro è di Angelo Zilio

mercoledì 12 luglio 2017

PISA, PIAZZA DEI MIRACOLI


La Torre di Pisa è una Babele che non è mai caduta.


Il deus ex machina di Piazza dei Miracoli ha evitato la tragedia.


Nella commedia della vita ti commuove la vista di quanti si sforzino a tenerla in piedi.


Anche chi, divertito, la spinge sa che non  cadrà.


Mi piacciono i fili elettrici che sostengono il Battistero, mi piace che faccia da perno al cielo.


Guarda come sembra storta anche la Cattedrale,


come sembriamo fantasmi all’ingresso nella sua luce.


Eva ha riposto la mela accanto alle sue mura,


giocando con le curve a tutto sesto degli archi:


“Vuoi tu sposare questo intarsio di rombi in cima alle lesene?”.


La risposta è “Sì!” dal tavolino di un bar, dove il film dell’infinita bellezza della storia si lega indissolubile ai mille colori del presente: Piazza dei Miracoli è sempre stata un progetto per il futuro.


Lo testimonia anche l’Angelo di Mitoraj, mai caduto in realtà, ma che risorge dalla terra verde come l’erba.


Testo e foto di Luca Traini

domenica 2 luglio 2017

Anny Ferrario, "Icaro"


Come puoi credere al tramonto che il sole lo abbia ucciso?
C’è quel sentiero trasparente di piume
Come frammenti di un sogno a risalire le acque
Fino al cielo dove Icaro cadde e sembra tornare
L’eroe ancestrale non può che volare.
Tu che passi e provi lo stesso brivido iridescente
Ricordati di Icaro, ricorda le tue ali.


Poesia e foto dell'opera di Anny FerrarioLuca Traini