mercoledì 31 dicembre 2014

PER UN 2015 FINALMENTE A COLORI



Con i migliori auguri per l’anno nuovo ripropongo un racconto che ho scritto proprio 15 anni fa.






COLORS



La notte di capodanno del '77 doveva essere illuminata dai primi programmi a colori della Rai. Per questo anche noi bambini restammo alzati ben oltre la mezzanotte. Il nostro “TV - Condor” bianco e nero per magia si sarebbe trasformato in qualcosa di più simile alla realtà che al chiaroscuro dei sogni.

Così almeno - ingenuamente - pensavamo (eh, solo i poveri cristi sanno davvero sognare).
Non ho memoria di maratone televisive, ricordo che noi eravamo ancora lì e i programmi erano finiti da un pezzo.
 


Lo schermo era ormai soltanto un contenitore di rumori e grumi tendenti al grigio. Eppure i riti erano stati tutti consumati: la tombola, lo spumante, la conta. Meno tre, meno due, meno uno. Zero. Di colori neanche a parlarne (neppure dopo il primo febbraio, vera data d'ingresso nel nuovo specchio di Alice).
Ma a furia di fissare sempre più da vicino quella massa inquieta di punti... mia madre finalmente ci comunica di averne intravisti alcuni verdi. Anch’io credo di vederne qualcuno: blu. Mio fratello non si pronuncia. Nonna dice qualcosa di negativo sul governo. Nonno dorme.  


...( )...



Gli occhi ci fanno male. Fuori è il solito casino per l’anno appena nato. Delusi, spegniamo la TV e scagliamo 2, 3 piatti dalla finestra.

Ma porca miseria, però! Noi credevamo in una certa uguaglianza della fruizione, credevamo davvero che tutte le televisioni bianche e nere sarebbero diventate a colori quella notte.

E invece la zucca restò zucca - e i topolini, topolini.
Un palcolor sarebbe venuto a costare l’intero stipendio di Cenerentola.



Luca Traini (1999) 

lunedì 29 dicembre 2014

ALVAR E AINO MARIA AALTO, "SEDIA PAIMIO" (1930) LAICA, DEMOCRATICA, CONFORTEVOLE ESTASI



Dall’intero complesso del Sanatorio di Paimio a ogni singola piega delle sue sedie tutto è testimonianza del commovente e pratico amore dei coniugi Aalto per il “piccolo uomo”, “il piccolo uomo, qui perfino infelice e ammalato”.



E “commovente” è forse l’aggettivo giusto: questa sedia non grida, non impone teoremi: si flette - e parla con tenace dolcezza ai corpi, ha perfetta sintonia coi loro piccoli moti. 



Laica, democratica, confortevole estasi.